Il futuro del gasdotto Nord Stream si deciderà in questo mese di Gennaio, quando l’infrastruttura sabotata e distrutta dagli USA nella sua parte 2 e chiusa nella sua parte 1 andrà all’asta. Dopo il sabotaggio degli Stati Uniti, infatti, l’azienda formata dalla partnership russa e tedesca è fallita per ovvi motivi ma la storia del gasdotto non è finita qui.

La causa di fallimento è infatti pendente in un tribunale svizzero e l’intera opera è ancora pienamente operativa sebbene da riparare. Se la Germania non farà niente, il gasdotto andrà all’asta ed è qui che potrebbero arrivare le sorprese. L’intera infrastruttura ha un valore stimato attorno ai 10 miliardi di dollari e la sua riparazione e rimessa in funzione richiederebbe solo 700 milioni.
Le voci indicano che a fare una offerta, incontrastata, potrebbe essere l’americana Steven Lynch, aiutata dal Tesoro USA che avrebbe pronta una licenza – cioè una esenzione – perché l’azienda possa rimettere in funzione il gasdotto. Come hanno fatto per tantissimi altri prodotti e beni, ad esempio l’uranio ma anche il legname, gli USA concederebbero alle loro aziende – ma non a quelle europee – esenzioni dal pacchetto di sanzioni approvate contro la Russia, consentendo loro di riprendere a fare affari con le aziende della Federazione Russa.
Le voci dicono che il piano sarebbe già stato approvato da Trump. Gli USA si autorizzerebbero quindi a disapplicare le sanzioni, comprerebbero il Nord Stream 1 e 2 in saldo all’asta per una cifra non meglio precisata, probabilmente largamente inferiore ai 10 miliardi che è oggi la sua valutazione e lontanissima dai quasi 20 miliardi do dollari che sonno serviti per costruirli; lo riparerebbero con un costo massimo di 700 milioni e poi inizierebbero a rivendere il gas russo all’Europa a prezzi astronomici, intascando i profitti.
L’Europa si ritroverebbe a pagare agli USA il diritto di ricevere il gas russo che comprava a costi bassissimi e che ora dovrebbe comprare ad almeno 3 o 5 volte i costi ante-guerra. Inutile dire che per gli Stati Uniti sarebbe l’ennesimo affare: come hanno sempre detto, il Nord Stream non sarebbe mai entrato in funzione e così è stato. Con l’unica eccezione che ad intascare i profitti fossero gli USA stessi che diventerebbero quindi i fornitori all’Europa del gas russo, per quanto sembri ridicolo.
L’Europa si confermerebbe una colonia e la sua sudditanza verso l’imperatore che la costringerebbe a vendergli l’infrastruttura che aveva costruito per essere indipendente proprio da Washington e poi ricomprare il gas russo che le era stato proibito di acquisire a costi esorbitanti.
Tra qualche giorno sapremo se questa barzelletta diventerà realtà.
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