Il “long-covid” collegato ai farmaci anti-covid ma forse non al virus. E il Regno Unito blocca le somministrazioni

Il “long-covid” collegato ai farmaci anti-covid ma forse non al virus. E il Regno Unito blocca le somministrazioni

Un piccolo studio pubblicato qualche settimana fa su eLife dal titolo “L’attivazione prolungata dai linfociti T e i sintomi del long-covid sono associati in modo indipendente con un forte covid19 dopo 3 mesi” suggerisce che non sia il covid19 a provocare… il long-covid. Per quanto sembri impossibile, in realtà la persistenza di sintomi particolari e comunemente associati con il cosiddetto “long-covid” non sarebbe legata al virus ma ad una condizione differente e cioè al risveglio di altri virus presenti nel corpo e che normalmente sono sotto controllo ma che una prolungata attivazione dei linfociti T può far riemergere, causando molti dei sintomi comunemente associati al long-covid. In sostanza si tratterebbe di una condizione legata ad una disfunzione immunitaria a causare quello che viene chiamato “long-covid”.

Nello studio, che non ha preso in considerazione pazienti a cui erano state somministrate dosi dei farmaci anti-covid19 al momento del prelievo del plasma, si suggerisce che non ci sarebbe correlazione tra i sintomi del long-covid e lo svilupparsi in modo acuto della malattia.

Prolonged T-cell activation and long COVID symptoms independently associate with severe COVID-19 at 3 months | eLife
Prolonged CD4+ and CD8+ T-cell activation and long COVID symptoms at 3 months post hospitlization independently associate with severe COVID-19, and ongoing T-cell activation does not affect the generation and maintenance of memory T-cell and antibody responses to SARS-CoV-2.
elifesciences.org

“Tra le molte teorie proposte c’è la possibilità che [il long-covid] sia scatenato da una risposta immunitaria infiammatoria contro il virus che persiste nel corpo, sovraccaricando il sistema immunitario, o la riattivazione di virus latenti come il citomegalovirus umano (CMV) o il virus di Epstein-Barr (EBV)”

“Le nostre scoperte suggeriscono che l’attivazione immunitaria prolungata e il long-covid siano correlati in modo indipendente con il covid19 acuto” è la conclusione.

Questa conclusione è interessante perché, nel frattempo, Science ci informa che sta diventando sempre più accettata in ambito medico la correlazione tra i cosiddetti “vaccini” anti-covid19 e i sintomi del long-covid. In un post dal titolo “Un raro collegamento tra i vaccini contro il coronavirus e una malattia simile al long-covid sta iniziando a guadagnare credibilità”, la prestigiosa rivista ci spiega che i medici sono ormai concordi che uno dei tanti effetti collaterali di quei farmaci sia appunto quello di sviluppare una malattia di lungo corso con sintomi simili al long-covid, con complicazioni neurologiche, sbalzi nella pressione del sangue ed altri effetti collaterali.

Nell’articolo Science conferma che il Ministro della Salute tedesco Lagerbach ha confermato che “qualcosa sta succedendo” a annunciato che stava cercando di raccogliere fondi per finanziarie studi su questa condizione.

Abbiamo quindi, improvvisamente, una condizione per la quale i sintomi del long-covid non sarebbero causati dal covid19 ma dalla riattivazione di virus latenti nel corpo in pazienti con un sistema immunitario debole e, dall’altra parte, persone che sviluppano sintomi del long-covid come effetto collaterale della somministrazione dei farmaci anti-covid19. Un disastro.

Intanto la sanità britannica interrompe le vaccinazioni ad ampio spettro e dichiara di riservare i farmaci anti-covid19 solo alle persone più a rischio. Mentre le aziende non vedono l’ora di produrre altre dosi, in modo bizzarro la Sanità britannica interrompe le somministrazioni a tutte, quindi – non consentendolo – vieta la somministrazioni alle persone “non a rischio” dal 30 Giugno.

Questa categoria include le persone con più di 75 anni o con un sistema immunitario indebolito ma non include tutti coloro che non abbiano ricevuto nemmeno una dose o ne abbiano ricevuta solo una. Queste persone “dovranno attendere una prossima campagna di somministrazioni”.

Ma non è chiaro, se il farmaco impropriamente chiamato vaccino è così efficace, come possano non essere considerati a rischio coloro i quali non hanno ricevuto nemmeno una dose o ne abbiano ricevuta solo una, cioè non abbiano completato il primo ciclo di somministrazioni. Non sarebbero tra quelli più a rischio e persino una sola dose non sarebbe meglio di niente?

Sia come sia le somministrazioni sono attualmente vietate nel Regno Unito e sono consentite solo per specifiche circostanze.

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