Il secondo fronte

Il secondo fronte

Sono passate completamente sotto silenzio le dichiarazioni del presidente georgiano che ha confermato di avere rifiutato di inviare armi all’Ucraina ma, soprattutto, ha dichiarato che il suo paese si è rifiutato di “aprire un secondo fronte contro la Russia”, cioè di attaccare militarmente la Russia per costringerla a combattere su due fronti.

A conferma che non era una dichiarazione inventata oggi sono arrivate le dichiarazioni del deputato georgiano Sandro Rakviashvili:

Che lo facciano le grandi nazioni, America, Cina, Polonia. Aprire un secondo fronte in Georgia non è appropriato

Queste dichiarazioni dovrebbero allarmare soprattutto i cittadini occidentali. La NATO non sta assolutamente cercando di addivenire a nessun tipo di tregua ma anzi pianifica l’estensione del conflitto e sta cercando di spingere paesi satellite ad attaccare militarmente la Russia per allargare la guerra ad altre aree.

Dato che sta perdendo, l’Organizzazione Atlantica sta cercando di coinvolgere altri paesi ed altre nazioni nella guerra senza dovervi entrare direttamente ed evitando di dover combattere in modo diretto, cosa che probabilmente non verrebbe accettata dai cittadini dei paesi occidentali. Questo conferma quanto fondamentale la guerra sia per la NATO che se non troverà agnelli da sacrificare probabilmente non potrà esimersi dal combatterla direttamente.

A questo proposito è importante segnalare un’altra escalation: la rimozione dalle pagine ufficiali del sito del Dipartimento di Stato del riconoscimento che Taiwan sia parte della Cina e che gli Stati Uniti non supportino l’indipendenza di Taiwan. Nelle foto che seguono la versione del sito fino al 3 Maggio 2022 e quella che era pubblicata l’8 Maggio (fonte):

Anche se a parole il Dipartimento di Stato ha poi confermato che gli USA non intenderebbero appoggiare l’indipendenza di Taiwan la mossa di togliere questa posizione dai documenti scritti, almeno quelli sul Web, indica una prevista escalation con la Cina che si è schierata apertamente con la Russia e sta garantendo, insieme con Mosca, la forza finanziaria e produttiva del blocco anti-occidentale.

Alla NATO serve almeno un secondo fronte che possa impegnare la Russia e frenare la sua avanzata in Ucraina. Ha provato ad ottenerlo in Moldavia, cercando di costringere Chisinau ad accettare l’invasione di ucraini e rumeni che avrebbero poi tentato di prendere il controllo della Transnistria e del deposito di armi più grande d’Europa. Tiraspol per adesso non è caduta nel tranello e la Russia non è corsa a difendere quel fronte, oppure sa già che è sufficientemente difeso, e sembra che l’iniziativa si sia bloccata. La Polonia sta aspettando il via libera dalla NATO per invadere l’Ucraina da Nord e tentare di annettere le zone che storicamente sono vicine a Varsavia ma la NATO ha paura che la Polonia possa poi invocare l’Articolo 5 se si trovasse in difficoltà e la NATO dovrebbe aiutarla, provocando uno scontro diretto.

Alla Russia non è sfuggito quello che sta cercando di fare la NATO in Polonia ed un deputato della Duma russa, Oleg Morozov, proprio oggi ha dichiarato che “con le sue attività la Polonia si è messa nella situazione di essere la seconda dietro all’Ucraina come obbiettivo di de-nazificazione”.

Ma è chiaro che va risolto comunque il problema cinese. La Cina dalla parte della Russia e pronta ad assisterla materialmente, forse anche militarmente, riduce qualsiasi possibilità di sconfiggere Mosca a meno che la Cina non sia impegnata in modo importante altrove, ad esempio a Taiwan ed a difendere i suoi interessi in Asia.

Che la NATO stia cercando disperatamente un modo per allargare la guerra sperando di poterlo fare per procura indica chiaramente che l’analisi russa era corretta e che l’Occidente stava solo cercando di creare un pretesto per avviare una guerra alla quale poter rispondere con sanzioni e con armi. Sbagliando gli occidentali credevano che questa guerra, soprattutto dal lato economico, sarebbe stata vinta facilmente in poche settimane, forse in pochi giorni.

I paesi occidentali sanno di poter ormai perdere più questa guerra senza dover ridimensionarsi agli occhi del Mondo intero e le speranze che decidano di non allargare la guerra sono ormai minime. Gli USA del resto ormai si sentono in guerra a tutti gli effetti.

Di oggi i video del senatore Steny Hoyer, leader della maggioranza democratica al Senato, che dichiara che i repubblicani non possono criticare Biden perché “siamo in guerra”:

Non è appropriato che in tempo di guerra si spendano energie per criticare il nostro Presidente

E ancora, subito dopo

So che c’è molta politica qui ma noi siamo in guerra

Gli USA quindi nel loro Parlamento dichiarano di essere in guerra. E questo la dice lunga sulle loro intenzioni.

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