Non sorprende più il clamoroso disprezzo di qualsiasi legge internazionale che Israele mostra nell’ignavia completa dei governi occidentali che oggi fanno finta di prenderne le distanze. Nella giornata di ieri lo stato canaglia ha attaccato e ucciso quasi tutto il governo civile yemenita, una azione che da sola rappresenta un crimine di guerra. Il giorno dopo nessun governo occidentale ha condannato una azione tanto terribile quanto inutile, dimostrando come stiano usando Tel Aviv per stabilire una nuova equazione verso i paesi più deboli. “Noi possiamo fare tutto, non vale nessuna /legge”. Questo però si è capito da tempo.
Dietro alla crudeltà criminale di Israele, come succede spesso, si nasconde una gigantesca debolezza. Da mesi sia l’Occidente che la stessa Israele attaccano obiettivi civili in Yemen, e quindi uccidono civili, semplicemente perché non sono in grado di penetrare l’apparato militare yemenita. La distruzione di obiettivi civili, come porti e raffinerie se non direttamente le case, non sta portando alcun risultato. Lo Yemen continua a bloccare il transito nel Mar Rosso e continua ad attaccare Israele a bassa intensità, da un lato per far pesare alla società israeliana (i cui cittadini devono correre costantemente nei bunker) il peso della guerra senza uccidere civili, dall’altro – ormai lo sappiamo – effettuando test di nuove armi come il recente attacco, portato con pieno successo, usando un missile a testate multiple.
Il peso di questa strategia non si fa sentire solo su Israele ma ha ormai costretto anche la NATO a rinunciare a qualsiasi tentativo di riaprire il transito nel Mar Rosso. Il problema è che l’Alleanza non ha alcuna informazione per attaccare obiettivi militari. I droni che sorvolano il paese vengono costantemente abbattuti e, dopo uno o due miliardi di dollari di droni abbattuti, la NATO non si può più permettere di inviarne altri per cercare di ottenere informazioni. La società yemenita è impermeabile a qualsiasi collaborazione e non ci sono spie o persone da poter pagare per ottenere informazioni riservate.
Non avendo informazioni sull’apparato militare, la NATO ed Israele continuano ad uccidere civili. L’assassinio di massa di un governo civile è un atto spregevole che denota la rabbia con cui Israele sta cercando di terrorizzare una popolazione yemenita che è solidamente dietro sia la sua amministrazione civile che quella militare. A questo va aggiunta la consapevolezza che il settore tecnologico yemenita sta progredendo in modo velocissimo, come ha di recente confermato Trump.
Israele come sempre cerca di nascondere le sue difficoltà dietro la ferocia. L’assassinio del premier yemenita e di molti dei suoi ministri apre però un’altra fase nel confronto contro lo Yemen. Se si era in una situazione di guerra non dichiarata, a bassa intensità, questo cambierà nel futuro. Sana’a non deve più giustificare i suoi attacchi e può iniziare a pianificare una guerra aperta contro Tel Aviv.
E gli israeliani lo sanno. Come ratti, ormai tutte le riunioni di governo avvengono nei bunker e ai rappresentanti politici israeliani è stata assegnata ora una scorta ed una difesa più corposa dopo le minacce dirette fatte contro Netanyahu e Katz.
Per finire, sotto accusa è finito anche l’ONU, reo di non avere rilasciato alcuna dichiarazione di condanna dell’attacco. Questo ha fatto capire allo Yemen che l’ONU tutto sommato ha già deciso da che parte stare e non ha intenzione di aprire un altro fronte contro Tel Aviv, oltre Gaza. Per questa ragione, voci riportano di un raid negli uffici dell’ONU in Yemen da parte del governo yemenita che avrebbe arrestato almeno 11 rappresentanti delle Nazioni Unite.
Non è ancora chiaro cosa chiederà per la loro liberazione ma quello che è chiaro è che la guerra contro Israele cambierà. E Israele, come successo con l’Iran, si pentirà di avere aperto un nuovo fronte.
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