Israele, il paese zombie tenuto insieme dalla guerra permanente, continua a navigare verso la sua fine

Israele, il paese zombie tenuto insieme dalla guerra permanente, continua a navigare verso la sua fine

Nella giornata di oggi il Presidente turco Erdogan ha avvertito i suoi pupazzi a Damasco, a partire dal tagliagole al-Jolani, di “non cadere nella trappola di Israele”, iniziando uno scontro diretto con l’entità sionista. Erdogan che il paese zombie è ormai tenuto insieme solo dalla guerra permanente, di cui ha bisogno estremo solo per sopravvivere. Il primo effetto degli attacchi alla Siria, infatti, sono stati i rinvii delle udienze del processo contro Netanyahu.

Se si crede alla propaganda occidentale queste sembrano dimostrazioni di forza dello stato canaglia ma non c’è niente di più lontano dalla verità. Israele è vicino ad emettere i suoi ultimi rumori prima di sparire. Lo stato israeliano è già collassato economicamente e socialmente e si regge in una parvenza di semi-normalità solo grazie alla guerra permanente che deve scatenare nonostante non abbia la capacità di combatterle. Tel Aviv aveva bisogno di un nuovo fronte di guerra aperto ma non poteva ottenerlo in Libano dove Hezbollah l’avrebbe devastata e non può ottenerlo a Gaza dove i suoi soldati continuano a morire senza sosta. Il nuovo fronte di guerra non può che essere quindi la Siria nella quale occidentali e turchi hanno installato i loro pupazzi.

Ad Israele serve dunque un altro fronte di guerra e in più Tel Aviv non aspetta altro che regolare i conti con i jihadisti tagliagole che ha aiutato ad andare al potere in Siria ma che ora non le servono più, cercando di spingere la Siria verso il partizionamento che iraniani e russi hanno impedito a Dicembre ma che ad Israele garantirebbe la presenza di micro-staterelli innocui ai propri confini, una balcanizzazione della Siria. Sarà distrutto al-Jolani con la sua gang di mercenari tagliagole che non ha fatto altro per mesi che accettare tutto quello che poteva da Israele nella speranza di garantirsi il posto da dittatore siriano, incluso cedere (senza averne nessuna autorità legale) il Golan occupato ad Israele. Una posizione senza valore legale ma altamente significativa di quanto la gang al potere a Damasco sia stata genuflessa verso Israele, che oggi la ripaga con la solita moneta.

al-Jolani, avvertiti dai turchi su richiesta israeliana, sono stati oggi costretti a fuggire in massa dai palazzi del potere siriani e rifugiarsi a Idlib mentre in alcune parti di Damasco (Jaramana) la popolazione rimuoveva la orrenda bandiera con le tre stelle rosse (video di seguito)

Intanto in Israele il Ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, afferma che “l’unica soluzione è uccidere Ahmed Al-Sharaa Al-Joulani”. Sono più al sicuro i nemici di Israele che i suoi grandi amici !

Ma come detto questa è ben lungi dall’essere una prova di forza ed è invece quello che avvicinerà Israele verso la sua disfatta finale, come e più dell’imbarazzante fallimento della guerra contro l’Iran e questo perché la Siria confina con la Palestina. Il regime sionista ha – se ce ne fosse stato ancora bisogno – dimostrato che è nemico di tutte le popolazioni siriane, a prescindere da etnia e religione e questo renderà impossibile per i siriani concepire alcuna normalizzazione con Tel Aviv. Lo spirito della Resistenza, già attiva contro le gang di HTS e dei tagliagole importati da turchi e occidentali, ne uscirà ancora più forte e non a caso la Resistenza siriana è attiva contro il regime dei jihadisti sia nell’area dei Drusi, dove gli alawiti sono accorsi per aiutare la popolazione contro il regime, sia sulla costa dove molti jihadisti sono morti in diverse imboscate della Resistenza.

E mentre ci si sbarazza di HTS si può iniziare anche il confronto con Israele che non ha i soldati per occupare né semplicemente monitorare un enorme fronte di guerra in Siria e che si estenderà al Libano. Tel Aviv non può controllare centinaia di km di fronte di guerra, da Ras a Nakura sul Mediterraneo fino al confine con la Giordania e la Siria.

Israele ha deciso di passare all’azione in Siria mentre il suo esercito si sta disintegrando, con decine di migliaia di soldati stanchi da anni di guerra e la società israeliana che trova difficile persino sopravvivere. Nel video che segue, giovani israeliani bruciano in piazza i loro precetti militari, rifiutandosi di rispondere alla chiamata dell’Esercito.

Tel Aviv invade la Siria non perché sia forte ma solo perché non ha altra scelta, ormai costretta alla guerra permanente da scelte sbagliate degli ultimi 2 anni e un paese che sprofonda nella crisi economica.

Le conseguenze della nuova avventura saranno ancora più devastanti di quella in Iran perché Israele non ha abbastanza mezzi e soldati per gestire tutti questi fronti e presto dovrà chiedere di nuovo il soccorso americano. Sotto il fuoco incrociato palestinese dovrà ritirare delle forze da Gaza mentre subisce ingenti perdite e causerà una nuova Intifada in Cisgiordania e Gerusalemme Est mentre gli interessi americani vengono attaccati in Iraq.

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