La NATO grida all’emergenza alimentare ma vuole sanzionare i paesi che accettano aiuti agricoli dalla Russia

Come si è sempre detto, non esiste e non esisterà mai una crisi alimentare dei paesi poveri. Russia e Cina hanno scorte immense con cui, come hanno chiarito ai diretti interessati, possono sostenere i paesi che ne avessero bisogno. Non sono idee o teorie, sono promesse che la Russia in particolare sta mettendo in pratica per dimostrare a tutti che le sue non sono parole.

Nella sola settimana in corso la Russia ha autorizzato il trasferimento di 2 milioni di tonnellate di grano in Pakistan per sostenere il paese e una consegna ingente di grano anche all’Afghanistan. I russi stanno dimostrano insomma che non c’è bisogno di cadere nella trappola degli occidentali che – loro si – li affameranno.

Come del resto non mancano di dimostrare ogni volta che possono. Mentre ufficialmente la NATO piange per una apocalisse alimentare, non solo rende impossibile per questi paesi acquistare il cibo che serve loro bloccando le transazioni finanziarie con la scusa delle sanzioni ma da qualche settimana gli Stati Uniti hanno iniziato a minacciare i paesi di sanzioni dirette qualora iniziassero ad acquistare prodotti agricoli dalla Russia. E non si intende solo il grano ma anche i fertilizzanti, per esempio.

La Russia ha confermato a tutti i paesi interessati che è disponibile a creare dei mercati in valuta locale nei singoli paesi nei quali deve effettuare le consegne e questo non solo consente di aggirare le sanzioni ma rende più conveniente l’acquisto ai paesi più deboli. Un esempio è l’accordo fatto con il Pakistan, il cui pagamento sarà tutto cash.

Questo sta facendo impazzire la NATO che ha capito che i paesi Occidentali saranno presto in gravissima difficoltà sul fronte del cibo ma anche dei fertilizzanti (gli Stati Uniti stanno in modo molto discreto incoraggiando i loro operatori agricoli a comprare quanto più fertilizzante russo possono) e che la scusa della crisi dei paesi più deboli non reggerà. Quella era la scusa con cui volevano riuscire a sbloccare le consegne di grano almeno dall’Ucraina, cosa che non potranno fare almeno a breve.

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