Le banche perdono soldi con i mutui? Anche se fosse, non è questa la causa della loro crisi

Secondo nuovi dati usciti di recente le banche starebbero perdendo soldi con i mutui erogati ai clienti nel 2022, per la prima volta nella Storia. Per i mutui in essere le banche avrebbero perso una media di 301 dollari ognuno mentre, per mettere il dato nel contesto, le banche avrebbero guadagnato 2.300 dollari per ogni mutuo nel 2021. La rapida crescita dei tassi di interesse ne sarebbe la causa, con i tassi destinati a salire in teoria anche nel 2023 ma con banche centrali, come quella britannica, che potrebbero bloccarne l’aumento quest’anno esponendo però le loro società al pericolo dell’inflazione.

Anche se questi dati fossero veri sarebbero solo una parte minima del problema, non causato principalmente dai servizi resi alle persone ma dalle gigantesche speculazioni messe in atto dai loro management. Quella di far ricadere la colpa sulla “troppa generosità” delle banche è la strategia, messa in atto anche nel 2008 quando si disse che il problema erano i prestiti troppo facili, per far ricadere sui lavoratori le colpe della crisi finanziaria degli speculatori seriali.

Ad esempio, la FED (Banca Centale USA) di New York ha affermato che il suo portfolio attuale di 8,7 mila miliardi di dollari di titoli si ridurrà a circa 6mila miliardi entro la metà del 2025. Cioè la FED prevede di perdere quasi 3mila miliardi di dollari entro un paio di anni, perdite che arrivano dall’acquisto di titoli spazzatura effettuato per salvare – appunto – le banche dalle loro speculazioni.

Altro dato importante è la chiusura TGA (Treasure General Account) della scorsa settimana con circa 110 miliardi di dollari, molto meno di quanto previsto e se il pagamento delle tasse non fornirà risorse aggiuntive che allo stato sembrano improbabili, il Tesoro USA rischia di rimanere senza soldi ben prima dei pagamenti previsti per il 15 Giugno. Si fa strada quindi la necessità di emettere altro debito, cioè altri titoli di stato che nessuno allo stato vuole comprare e che quindi dovranno essere monetizzati dallo stesso Tesoro USA, una pratica che spingerà ancora più in basso il valore dei Treasuries e costringerà ad alzare i tassi.

Torna d’attualità quindi la discussione sulla “prioritizzazione dei pagamenti dei titoli di stato”, cioè l’idea – pazzesca se ci si pensa – di andare in default sul pagamento dei titoli di stato verso alcuni creditori per risparmiare risorse e pagare semmai dopo. Il Presidente della FED, Yellen, ha qualche settimana fa messo in guardia i parlamentari USA che volevano ripagare parte del debito in modo da ottenere condizioni migliori per nuove emissioni, affermando che se si decidesse di restituire parte del debito, la stragrande maggioranza andrebbe alla Cina e questo lascerebbe lo Stato USA senza fondi per i servizi sociali.

Da qui l’idea, pazzesca ma che viene discussa in questi giorni, di andare in default verso la Cina rifiutandosi di pagare i titoli di stato dovuti. Una mossa che potrebbe essere anche punitiva ed una escalation nella guerra, per ora non militare, tra i due paesi ma che aprirebbe un abisso per gli USA che ne uscirebbero completamente devastati a livello di credibilità finanziaria ed economica.

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