L’Occidente inventa una crisi economica russa per giustificare la propria

Da qualche giorno è tutto un fiorire di titoli e servizi che annunciano il collasso del rublo e i media occidentali possono finalmente riprendere le speranze parlando ai loro spettatori delle difficoltà economiche in cui, finalmente!, sta cadendo la Russia. Certo, sono passati quasi due anni da quando avevano annunciato la distruzione completa dell’economia russa a causa delle potenti sanzioni ma meglio tardi che mai, no?

Anche oggi ripetuti servizi su come il rublo avesse superato la “soglia psicologica” dei 100 rubli per un dollaro. Qualcuno, mentendo ovviamente, si spingeva a dire che fosse il cambio più sfavorevole dall’inizio della guerra e la necessità di mentire e di presentare iperboli la dice lunga su quanto disperati siano al di qua del Dnepr per poter presentare finalmente qualche successo. In realtà il cambio rublo / dollaro è stato notevolmente più alto a Marzo 2022 quando ha toccato 134 rubli per un dollaro, circa il 30% più debole di quanto fosse oggi quando ha superato la “soglia psicologica”. Senza contare come per mesi il cambio sia stato attorno ai 60 rubli per dollaro, cioè circa il 40% più forte che quello attuale. Di più, da qualche giorno la Banca Centrale russa ha l’ordine di non acquistare più dollari per il mercato interno, un particolare poco citato.

Per capire cosa significhi in termini reali bisogna valutare due cose: quale sia lo stato di forza interna del rublo e quale sia lo stato delle economie dei paesi NATO che si oppongono, anche militarmente, ai russi.

Si parla tanto del rublo ma con un l’equivalente di un dollaro USA in Russia si può comprare oggi una delle seguenti cose:

  • 2 litri di benzina super;
  • 2kg di patate;
  • 1 pacchetto di sigarette;
  • 20 uova;
  • un pacchetto di ravioli;
  • 1kg di cosce di pollo;
  • 2 biglietti per il trasporto pubblico;
  • un pacchetto di spaghetti;
  • 6 rotoli di carta igienica;
  • 4 pagnotte;
  • 1,5lt di latte;
  • 1 barattolo di sapone liquido;
  • 10lt di acqua.

Quante di queste cose si possono comprare nei paesi occidentali per un dollaro o un euro?

Questo per dire che la vita normale dei russi, che oggi rappresenta il cuore del supporto al governo russo, non cambia molto con la fluttuazione del cambio con il dollaro, specie quando questo non viene usato nel mercato interno. Può colpire le importazioni ma, in ogni caso, il numero di importazioni in dollari è limitato ed in più il rublo è stato anche in condizioni peggiori negli ultimi due anni. Nonostante questo la Banca Centrale russa ha già risposto alzando i tassi. Senza dubbio questa fluttuazione non influenzerà i beni di prima necessità che possono essere eventualmente forniti da paesi “amici” a costi contenuti ed in più la Russia sta procedendo molto velocemente verso l’indipendenza almeno per quello che riguarda i beni più importanti come il cibo.

Quello che gli occidentali in realtà vogliono nascondere parlando dei drammi della Russia è l’indebolimento delle loro economie ed il peggioramento delle condizioni di vita dei loro cittadini, nel tentativo di rincuorarli facendo loro credere che il peggioramento russo sia maggiore e presto porterà alla caduta dell’odiato nemico.

Non solo i paesi europei sono in grandi difficoltà economiche ma anche gli Stati Uniti stanno ora navigando a vista. Proprio ieri Fitch, l’agenzia di rating, ha annunciato che potrebbe procedere alla riduzione del rating di decine di banche statunitensi, inclusa la potente JP Morgan.

In Francia, come in Italia, sta ritornando prepotentemente l’inflazione con l’incremento per esempio dei prezzi dei carburanti (nella foto, il costo del carburante nei giorni scorsi ad Angers, Francia)

Ai carburanti si aggiungerà presto un incremento del costo del cibo, spinto da quei cereali i cui costi saliranno in ogni caso, sia che – come è adesso – la rotta del grano ucraino sia bloccata sia che Kiev in qualche modo riesca ad esportare in tutto o in parte il suo prodotto, a costi comunque maggiori. Poi in Autunno arriverà la stretta sul costo del combustibile e specialmente il gas per il riscaldamento e per usi industriali.

Nel frattempo i paesi occidentali si stanno indebolendo ulteriormente, con decine o centinaia di miliardi spesi a sostegno delle loro economie che prima o poi dovranno essere gestiti in qualche modo. Dai 650 miliardi di euro di perdite che dovrebbe coprire la Banca Centrale tedesca alle difficoltà di bilancio dell’Italia ai miliardi spesi continuamente dagli Stati Uniti.

In più stanno arrivando al pettine le difficoltà degli stati baltici con, ad es., l’Estonia che qualche giorno fa ha dovuto cancellare il viaggio di Stato in Australia perché non aveva soldi per organizzarlo.

Come per tutte le altre previsioni, ci vorrà poco perché l’entusiasmo iniziale lasci il posto alla realtà.

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