Come l’Ucraina vuole superare il blocco del Mar Nero e riprendere l’export del grano

Dopo aver usato ripetutamente il corridoio del grano per provare ad attaccare la Crimea ed il ponte di Kerch, l’Ucraina ha dovuto subire il ritiro della Russia dall’accordo sul grano e quindi il definitivo stop al programma di esportazione. Questo sta mettendo in crisi non solo Kiev, che oltre ai soldi perde anche tutto il flusso nascosto non solo di armi ma anche di altri beni che venivano nascosti in quelle navi, ma ovviamente anche l’Occidente che era il destinatario di oltre il 60% del grano esportato dagli ucraini e che potrebbe trovarsi a fronteggiare non solo un aumento dei prezzi – che spingerebbe ancora più in alto l’inflazione – ma anche una possibile scarsità di materia prima.

Ugualmente disperati in tal senso anche i turchi che da settimane continuano a parlare solo e soltanto dell’accordo sul grano, con Erdogan che aveva tentato di forzare la mano di Putin annunciando una sua presunta disponibilità a far ripartire l’accordo, cosa che si è rivelata poi falsa. Ankara riceveva in gestione circa il 30% del grano esportato, molto del quale veniva rivenduto ai paesi occidentali con un lauto guadagno rispetto al prezzo ucraino quindi i turchi perdono una importante leva di guadagno ma anche una importante arma di negoziazione con i paesi occidentali.

Ora Kiev avrebbe elaborato un progetto per superare il blocco del Mare Nero con l’aiuto di Romania e Bulgaria e gli USA hanno annunciato un importante riunione che si sarebbe tenuta Venerdì a Galati, in Romania. Al meeting avrebbero partecipato, oltre che gli USA, l’Ucraina, la Romania, la Moldavia e la Commissione Europea.

Il piano prevede una rotta alternativa che usa il trasporto su strada o su ferrovia da Odessa, da dove partivano le navi, fino a Izmail. Da lì il grano verrebbe caricato sulle navi che usano i porti fluviali del Danubio su territorio rumeno fino ad arrivare ai terminal marittimi come Constanta, dove il grano verrebbe caricato su navi che attraverserebbero le acque territoriali bulgare e poi quelle turche, riprendendo le rotte usuali.

Questo piano presuppone che i russi non attacchino le strade e le ferrovie nella parte ucraina ma ovviamente la durata del viaggio, e quindi i costi, sarebbero notevolmente superiori a quelli che oggi l’Ucraina poteva garantire usando le rotte tradizionali.

Resta da vedere se il piano funzionerà.

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