L’arcaica discussione occidentale sui migranti mentre Mosca si rifiuta di indigenizzare il russo

L’arcaica discussione occidentale sui migranti mentre Mosca si rifiuta di indigenizzare il russo

Nel mondo occidentale continua la stucchevole discussione sui migranti, con i progressisti (giacché chiamarli “Sinistra” sarebbe offensivo, probabilmente anche per loro) che sempre più tentano di vincere le spoglie delle società occidentali rincorrendo le destre millantando invasioni, assalti, migrazione apolcalittiche e altro. Il dibattito occidentale sulle migrazioni riflette la estrema povertà culturale delle società europee e statunitensi che non si arrendono ancora al fatto che stiano diventando province dell’impero e di un impero che ormai si sgretola.

Una fetta non piccola dei lavoratori davanti al crollo del loro tenore di vita e all’impoverimento dei loro diritti si aggrappano a spiegazioni fantasiose delle diverse destre che spiegano loro che è colpa dei migranti, che questi ultimi arrivano per ridurre i loro stipendi etc. Spiegazioni che mostrano quanto sia arcaico e primitivo ormai il dibattito su questo tema in Occidente, con i lavoratori (soprattutto) che non sono riusciti ancora ad uscire dal loro bozzolo e capire quanto siano primitive e perdenti ormai le organizzazioni statali che si basano su singoli stati etnici. E’ grave infatti non capire ormai che i paesi più moderni e dinamici sono paesi multi-etnici. Non è un caso se la crescita maggiore ed inarrestabile si abbia nei paesi asiatici e comunque tra i paesi non occidentali che in massima parte sono multi-etnici. I paesi più moderni e dinamici non contrastano l’immigrazione ma la incroaggiano.

Oltre alla Cina, con oltre 60 etnie riconosciute nel paese, è un caso di che sta mostrando tutta la sua grande superiorità quello della Russia, anzi per la precisione della Federazione Russa, composta da circa 60 stati e almeno 56 etnie.

Sta facendo scuola perché proprio mentre in Occidente si parla di difesa dei confini (qualunque cosa significhi) un processo completamente opposto avviene in Russia. Mosca ha già migliorato di molto le condizioni dei migranti semplificando molte procedure interne per favorire le migrazioni.

In Russia nel 2020 il governo ha approvato una riforma che consente ai datori di lavoro di assumere i migranti anche se non hanno i documenti in regola. Questo consente di regolarizzare i migranti illegalmente presenti nel paese perché la prima condizione per normalizzare la propria situazione è proprio quella di avere un lavoro e la necessità di ottenerlo prima di entrare nel paese, come chiede la legge italiana, è una boutade inventata da chi vorrebbe impedire l’immigrazione regolare.

Nel 2022/23 sono state semplificate le procedure di rilascio dei permessi brevi di soggiorno (VISA) per molti paesi europei e asiatici. Per richiedere un visto di ingresso basta registrarsi su un sito Web, inviare la richiesta con i propri dati e – se approvata – sempre dal sito Web potranno essere scaricati tutti i documenti necessari per l’ingresso nella Federazione Russa. Niente complicazioni, tutta la procedura dura di solito 3-4 giorni e non ci sono restrizioni se non in caso di conclamata evidenza di reati gravi.

Basta attendere la risposta delle autorità, prendere i documenti dal sito e imbarcarsi su un aereo, nave o treno che sia. Sarà possibile rimanere nella Federazione Russa per 16 giorni senza alcuna limitazione e senza che sia necessario presentare una prenotazione d’albergo o un invito. E’ ovvio che questo consente ad un migrante di entrare in Russia ed eventualmente cercare un lavoro o prendere contatti che gli serviranno poi per poter entrare per lavoro oltre che per le attività normali come quelle turistiche.

In generale la Russia ha una delle politiche di immigrazione più permissive al mondo e anche se la nuova riforma dalle e-visa di cui si è parlato prima non include i paesi africani, per questi ultimi Mosca sta preparando norme ad-hoc come il ritorno dell’Università Patrice Lumumba che ha consentito a migliaia di studenti africani di studiare gratuitamente in Unione Sovietica.

In più una nuova legge obbliga i datori di lavoro che assumano migranti a fornire loro una casa dove vivere mentre Mosca sta attivamente progettando la costruzione di villaggi ed insediamenti sia per gli indiani (d’accordo con l’India) sia per circa 3.000 sudafricani di origine europea che vogliano, essendo ortodossi, trasferirsi in Russia e anche in questo caso nascerà un nuovo insediamento nella zona di Tver.

Ma tre le cose culturalmente più interessanti c’è un dibattito che sta prendendo piede in Russia. La destra più reazionaria vorrebbe infatti indigenizzare il russo, cioè definire le caratteristiche etiche del cittadino russo ma l’establishment nazionale si sta rifiutando. Per loro, dicono, il “russo” è un concetto politico e non etnico e definire chi sia russo in base a caratteristiche etniche porterebbe inevitabilmente al nazionalismo. La Federazione Russa è infatti composta da circa 56 etnie diverse e tutte queste etnie sono russe. Se una di loro diventasse russa, escludendo le altre, inevitabilmente nascerebbero dei nazionalismi che porterebbero, secondo gli ufficiali russi, alla distruzione della Federazione. Di più, la Russia stessa è un concetto politico e non esiste una Russia, un territorio russo predominante e poi degli stati satellite della Federazione ma tutti gli stati della Federazione sono Russia e la Russia come concetto separato dalla Federazione non esiste.

Mentre la Destra attacca, sia i liberali che la Sinistra russa propongono quindi un concetto completamente diverso, anche se traggono ispirazione da due anime diverse: i primi vedono la Federazione Russa come erede dell’Impero Russo mentre i secondi traggono questa visione dall’esperienza dell’Unione Sovietica. In entrambi i casi, viene affermato che l’entità della Federazione Russa è una evoluzione superiore al concetto di stato-nazione europeo ed occidentale che in massima parte nasce su base etnica. La Federazione Russa non esiste come unità etnica e i russi sono un concetto politico. Anche se molti stati della Federazione nascono su base etnica o religiosa, ad es. la Cecenia che è in massima parte musulmana, il “russo” ha meno diritti nella Federazione rispetto a quanti ne abbia nel suo stato di appartenenza perché deve integrarsi con le altre religioni, etnie etc.

Questo concetto si applica anche agli stati della Federazione. Se si definisse, ad esempio, cosa sia la Russia e la Yakutia ne fosse fuori, questo fomenterebbe il nazionalismo ed il separatismo e nascerebbero sia i movimenti che vorrebbero escludere la Yakutia perché “non vera Russia”, sia i movimenti nello stato stesso che vorrebbero separarsi dalla Federazione dato che loro sono Yakutia e non Russia.

Questi concetti mostrano come il dibattito occidentale sulle migrazioni è completamente anacronistico e arcaico e come alcuni paesi vedano se stessi come paesi multi-etnici e siano proiettati nel futuro. Per il liberali questo concetto deriva dall’Impero Russo e l’errore di tutti gli imperi diventa quello di definire cosa sia corretto e cosa non lo sia. Costoro ad esempio imputano la caduta dell’Impero Romano al fatto che ad un certo punto questo, da completamente multi-etnico e multi-religioso che era, abbia voluto trasformarsi in un Impero Cristiano, portando i non-cristiani a distruggerlo.

La Sinistra, più correttamente, traccia invece questo sentimento e questa organizzazione alla nascita dell’Unione Sovietica, una vera Federazione di Stati completamente diversi tra di loro che lasciava un grande grado di auto-organizzazione agli stati nel rispetto delle peculiarità di tutti gli altri.

Il dibattito è così radicale che il Tenente Generale Viktor Sobolev, componente del Partito Comunista russo, ha proposto di spostare la Capitale della Federazione da Mosca a Kiev dopo la conclusione dell’Operazione Speciale. Questo è necessario secondo lui per dare l’idea che tutti i russi sono importanti e che Mosca non ha niente di speciale, cosa fondamentale per sradicare il nazismo.

“Siamo un popolo unico ma questo deve essere provato alla popolazione dalla nostra intera storia, dalla verità. […] C’è la stata la Russia di Kiev [Kievan Rus], poi la Capitale è stata spostata a Novgorod, poi a Mosca, poi a San Pietroburgo e ora di nuovo a Mosca. Dovremmo far diventare di nuovo Kiev la nostra Capitale? Si, questo è quello che penso”.

Sobolev propone una idea affascinante. Dato che Mosca non ha niente di speciale rispetto alle altre popolazioni o territori russi, questo concetto deve essere provato alla popolazione in modo che lo senta non come parole vuote ma come pratica reale. Quindi, per sradicare anche culturalmente il nazismo, Sobolev propone di provare agli ucraini di essere parte integrante dei “russi” spostando a Kiev la Capitale. Un concetto radicale che prova però come sia avanzato il dibattito in Russia e come, per contro, sia primitivo quello fatto in Occidente.

I russi considerano la loro organizzazione statale notevolmente superiore a quella dei tradizionali stati occidentali e considerano la Russia, di per sé, come multi-etnica tanto da affermare che non esiste un russo come concetto etnico e non esiste nemmeno la Russia come paese separato dai suoi stati federativi.

Noi siamo invece ancora impegnati a parlare di invasione, sostituzione etnica, quote, misure, politiche e difesa dei confini. Per questo spariremo, perché siamo primitivi.

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