Pfizer colpisce ancora: le persone possono avere ricadute dopo il Paxlovid e diventare “altamente contagiose” – studi

Pfizer colpisce ancora: le persone possono avere ricadute dopo il Paxlovid e diventare “altamente contagiose” – studi

Non contenta di avere distrutto la reputazione dei vaccini, quelli veri, per decenni Pfizer ha deciso di distruggere la fiducia delle persone nella farmacologia tout-court. Del resto, finché può sfruttare un contesto normativo ormai strutturalmente piegato ai suoi interessi e un flusso illimitato di soldi, perché mai dovrebbe smettere?

Il Paxlovid è l’antivirale che Pfizer ha elaborato contro il covid19, descritto come la risposta a chi aveva dubbi sul farmaco sperimentale impropriamente chiamato vaccino prodotto dalla stessa azienda. Il Paxlovid è infatti assunto in pillole e non per iniezione. Ma se state pensando ad una pillola, dimenticatelo. Il trattamento è composto da 30 pillole di cui bisogna prendere 3 alla volta per due volte al giorno e per cinque giorni.

Dopo essersi di nuovo fatta approvare il trattamento in via emergenziale, il CDC USA ha dovuto emanare un avviso per i pazienti a causa delle ricadute, le cosiddette “rebound”, rimbalzi. Il CDC ha dovuto avvisare i pazienti che dopo avere assunto ben 30 pillole, potrebbero facilmente risultare di nuovo positivi tra i due e gli otto giorni dopo essersi negativizzati alla fine del trattamento. Avete capito bene: due giorni dopo essere risultato negativo il paziente potrebbe tornare di nuovo positivo. E sintomatico.

E non debolmente positivo! La carica virale è così alta che nonostante il trattamento il paziente potrebbe essere altamente contagioso e infatti l’avviso del CDC è relativo al fatto che questi pazienti che tornino positivi debbano tornare in isolamento (avete capito bene: isolarsi dopo 30 pillole!) per almeno cinque giorni e indossare la mascherina per almeno 10 dall’insorgenza dei sintomi relativi al rimbalzo dell’infezione. E questo non solo per chi non sia vaccinato ma i social network sono invasi da segnalazioni (documentate) di ritorno dell’infezione persino in chi ha assunto due dosi ed anche la terza. Cioè, nonostante 3 dosi di un farmaco chiamato “vaccino” e 30 pillole di Paxlovid si può tornare subito dopo positivi (non reinfettarsi, attenzione! Tornare positivi!), sintomatici e con una carica virale così elevata da essere considerati altamente contagiosi. Una barzelletta!

Ma la cosa assurda è che Pfizer ha mentito di nuovo nei trial clinici. Nella richiesta di autorizzazione in via emergenziale, infatti, la casa farmaceutica aveva dichiarato che questi possibili rimbalzi dell’infezione erano molto rari, attorno al 2% (con l’1,5% nel gruppo placebo, quindi più alto che nel gruppo placebo!) ma l’enorme numero di segnalazioni dimostra che questa eventualità è di molto più frequente. Di nuovo Pfizer ha aggiustato i dati dei trial clinici per ottenere l’autorizzazione di emergenza ed è chiaro che sta sperimentando il farmaco sulle persone.

L’avviso del CDC arriva non solo dopo le segnalazioni dei pazienti ma anche dopo la pubblicazione di due studi, uno di Boston ed uno di New York, che testimoniano come la re-insorgenza dell’infezione non sia affatto rara. Il primo studio è questo 👇🏽

Il secondo studio del team di Boston ha analizzato 10 pazienti con almeno una dose di richiamo (quindi 3 o 4 dosi totali) ed ha scoperto che almeno in 3 casi il virus era vivo e vegeto anche 9 giorni dopo il trattamento ed in un caso fino a 11 giorni dopo.

“Non è solo che tornano positivi”, ha dichiarato il Dr. Mark Siedner “è che tornano positivi e sembrano ricominciare l’infezione dall’inizio, il virus inizia a rafforzarsi [dentro di loro]. Un fenomeno davvero strano ed inusuale”.

Per questa ragione Siedner ipotizza che addirittura il farmaco possa “aiutare il virus” e suggerisce che forse bisognerebbe non usarlo e cercare altri trattamenti. Il suo studio è qui 👇🏽

Insomma è ormai chiaro che Pfizer ed altre case farmaceutiche stanno sfruttando il clima da psicosi che è stato creato e la incredibile deregulation che ne è derivata per testare i loro prodotti sulle persone e non ne fanno nemmeno mistero.

Qualche giorno fa la Pfizer si è infatti difesa in tribunale dalle accuse dell’ex-dipendente Brook Jackson – che ha denunciato e portato le prove della violazione dei protocolli da parte di Pfizer e del suo partner Ventavia durante i trial clinici del farmaco anti-covid19 – chiedendo al giudice di rigettare le accuse perché il suo contratto con il governo USA, contratto di nuovo tipo (“prototipo”), le consente di non rispettare i regolamenti per i trial clinici che si applicano agli altri farmaci. In sostanza davanti al giudice Pfizer ammette di non avere seguito i regolamenti nell’elaborazione del suo farmaco perché il contratto elaborato con il governo USA le consentiva di non farlo, non negando quindi di avere violato le norme che da decenni proteggono l’elaborazione di farmaci sicuri ed efficaci.

Il report di Epoch Times dal quale potete leggere le assurde motivazioni è qui 👇🏽

mentre l’articolo sul Paxlovid del Boston Globe è qui👇🏽

E anche questa teoria del complotto era semplicemente vera: Pfizer ha elaborato il suo farmaco non rispettando gli standard internazionali di sicurezza ed efficacia e grazie a questo – ed alla montagna di soldi che ne è derivata – ha ripetuto la cosa con un altro farmaco, testandolo in effetti sui pazienti.

#èandatotuttobene

Leave a Reply

Your email address will not be published.