Russia: dopo la guerra, trattative con la NATO solo sulla base del ritorno ai confini negoziati da Stalin

Molti ufficiali russi confermano: dopo la guerra in Ucraina la base di trattativa tra la Russia e la NATO (se quest’ultima esisterà ancora) sarà il ritorno ai “confini negoziati da Stalin”.

Questo significa che per normalizzare le relazioni con l’Occidente, l’intera Europa dell’Est (fino all’Italia, sostanzialmente) dovrà essere demilitarizzata per quello che riguarda la presenza della NATO.

Fino a Dicembre 2021 la Russia ha offerto un accordo che prevedesse appunto la completa de-nuclearizzazione dell’Europa e una riduzione sostanziale delle armi convenzionali.

Considerata la disastrosa sconfitta della NATO è ovviamente impossibile pensare che una offerta simile sia fatta in futuro. Diversi ufficiali russi e diversi analisti hanno iniziato a far circolare quindi quella che sarà la base di qualsiasi accordo: ritorno al dispiegamento delle due alleanze ai confini della Seconda Guerra Mondiale.

La cosa è particolarmente interessante perché, affinché succeda, diversi paesi dell’Est Europa dovrebbero uscire dalla NATO o, almeno, assumere uno status diverso – una sorta di paese NATO demilitarizzato.

Questo non succederà mai perché quei paesi vengono tenuti artificialmente in vita soprattutto perché servono in chiave militare. Se non fossero più utili in questo senso, molti di loro andrebbero in crisi economica. La Russia, quindi, pensa che questo succederà comunque e che questi paesi decidano di nuovo di cambiare schieramento.

La circostanza è stata confermata anche da Stoltenberg, il Segretario della NATO, che ha dichiarato che la Russia voleva un accordo che prevedesse il non allargamento della NATO e che loro hanno rifiutato per costringere la Russia ad attaccare l’Ucraina.

“Il presidente Putin ha dichiarato nell’Autunno 2021 di aver inviato una proposta di trattato che voleva che la NATO firmasse e in cui la NATO assicurava che non ci sarebbero stati ulteriori allargamenti [dell’Allenza]. E quella era una pre-condizione per evitare l’invasione dell’Ucraina. Ovviamente noi non l’abbiamo firmato, è avvenuto l’opposto.

Lui voleva che la NATO promettesse che non si sarebbe ulteriormente allargata. Voleva che rimuovessimo i nostri apparati militari da tutti i paesi alleati che erano entrati nella NATO dal 1997. Significava la metà della NATO, tutti i paesi dell’Europa Orientale e Centrale. Avremmo dovuto rimuovere questi paesi dall’Alleanza, definendo una specie di componenti di serie A e B, paesi di seconda classe. Noi abbiamo rifiutato.

Quindi lui ha iniziato una guerra per impedire che la NATO si avvicinasse [ulteriormente] ai suoi confini ed ha ottenuto l’opposto. Ha ottenuto una maggiore partecipazione della NATO nei paesi orientali dell’Allenza”.

Stoltenberg conferma quindi che la NATO aveva in programma di espandersi ulteriormente, come aveva sempre detto la Russia, e quindi non poteva impegnarsi a non allargare di più l’Alleanza. Il Segretario però conferma anche che è stata la NATO a costringere la Russia ad intervenire in Ucraina per impedire l’espansione ulteriore dell’Allenza verso i suoi confini, esattamente come ha sempre dichiarato Putin.

Le responsabilità quindi sono chiarissime. Il problema è che ora è troppo tardi. La NATO ha perso, e perderà il doppio se entrerà direttamente nella guerra, e la negoziazione sui suoi limiti partirà non dalla richiesta educata ma dalle conseguenze di una sconfitta militare storica.

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