La guerra a Gaza è un disastro: gli Stati Uniti annunciano un intervento diretto

La guerra a Gaza è un disastro: gli Stati Uniti annunciano un intervento diretto

Con il pretesto dell’intervento umanitario, gli Stati Uniti stanno per annunciare il loro ingresso diretto nella guerra a Gaza, un segnale pessimo per Israele che non riesce a vincere la guerra dopo quasi 5 mesi e continua a subire pesantissime perdite. Washington quindi rompe gli indugi ed entra direttamente nella guerra in Medio Oriente per salvare la sua creatura la cui stessa esistenza è ora minacciata e non più garantita.

Il pretesto dell’intervento è quasi classico: portare aiuti umanitari che Israele non lascia entrare. Figurarsi se gli Stati Uniti, che hanno effettuato oltre 100 separate vendite di armi ad Israele in 5 mesi, avrebbero bisogno di aggirare Israele per imporre l’ingresso degli aiuti umanitari. E’ ovvio che si tratta di una boutade che nasconde altro. Gli USA annunceranno la costruzione di un porto temporaneo a cui dovrebbero arrivare gli aiuti via mare da Cipro. Secondo la favola, le navi di aiuti dovrebbero essere indirizzate a Cipro dove gli israeliani potrebbero ispezionarle e, se tutto è ok, le navi proseguirebbero per questo famigerato “porto temporaneo”.

Di fatto questo consentirebbe agli Stati Uniti di occupare in forze Gaza, accerchiando i palestinesi che sarebbero circondati: un flusso di uomini e di armi dal lato israeliano ed un altro flusso dal lato opposto. Questo consentirebbe anche di far sbarcare forze USA in massa dietro il pretesto della distribuzione degli aiuti. Ma ci sono altre motivazioni dietro una soluzione così bislacca.

La prima, la presenza di un porto temporaneo sotto controllo USA consentirebbe a Israele di chiudere definitivamente l’accesso di Rafah con il pretesto che gli aiuti potrebbero arrivare via mare e quindi non servirebbe un accesso di terra. Di fatto questo isolerebbe i palestinesi da qualsiasi aiuto non ostile, rendendoli ancora più dipendenti da Israele e dagli Stati Uniti.

La seconda motivazione è quella di favorire la creazione di una struttura di occupazione del mare di Gaza in previsione dello sfruttamento da parte di Israele e delle aziende occidentali dei giacimenti di gas naturale che spettano ai palestinesi. Una struttura militare potrebbe difendere meglio queste strutture e allontanare le fazioni militari dalla costa.

La terza è l’occupazione permanente di Gaza che gli Stati Uniti trasformerebbero, con qualche stato fantoccio amico, in una occupazione “internazionale”, magari affidata all’ONU, di fatto esautorando i palestinesi di Gaza che Israele non riesce a sconfiggere.

La quarta possibile motivazione è quella di rappresentare motivo di deterrenza per gli attacchi di Hezbollah e dei tanti nemici regionali che Israele non riesce più a controllare. Israele spera che una presenza statunitense diretta scoraggi l’idea di un confronto diretto contro Tel Aviv, anche e soprattutto da parte dell’Iran.

Il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti conferma che la guerra per Israele è un disastro e non se ne vede la fine. Dopo 5 mesi di attacco brutale Tel Aviv non ha raggiunto nemmeno uno degli obbiettivi prefissi e continua a perdere uomini e mezzi. Il tentativo di Washington probabilmente peggiorerà le cose e allargherà il fronte di guerra per gli USA che si sono appena dovuti ritirare dal Mar Rosso perché non hanno risorse a sufficienza per combattere una guerra in un altro teatro.

Si rivelerà però un errore perché nessuno dei nemici di Israele si farà scoraggiare dalla presenza degli USA, un paese che ha già dovuto allontanare le sue navi da guerra per paura che fossero colpite.

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